Le Allergie Sono in Aumento?

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L’asma, la rinite allergica, la dermatite atopica e le allergie alimentari sembrano in effetti essere in aumento in numerose parti del mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si stima che circa il 30% della popolazione mondiale soffra di rinite allergica, mentre l’asma bronchiale colpisce il 7 – 8% degli adulti e il 10 – 15% dei bambini in molti paesi industrializzati. Esiste in statistica il concetto di prevalenza, inteso come “proporzione di una popolazione affetta da una determinata malattia in un determinato istante””. Ebbene, sembrerebbe che, in base alle più recenti osservazioni, la prevalenza di queste malattie sia aumentata rispetto alle rilevazioni effettuate nel passato.

Le ragioni esatte di questo aumento non sono ancora completamente chiare ma potrebbero essere dovute ad una combinazione di fattori. Passiamone in rassegna alcuni.

Ambiente Casalingo


Una vecchia teoria sostiene che, paradossalmente, il nostro ambiente casalingo, sempre più pulito e sterile, potrebbe limitare l’esposizione dei bambini, durante la loro crescita, a germi e agenti patogeni, rendendo così il loro sistema immunitario più sensibile e incline a reazioni allergiche. In pratica, un intero comparto della risposta immunitaria risulterebbe “disoccupato”, lasciando emergere quelle tendenze genetiche che indirizzano e potenziano una risposta IgE mediata agli allergeni. Inoltre, pare che un’alimentazione troppo “raffinata” concorra a slatentizzare questa tendenza.

Inquinamento Atmosferico


Anche l’aumento dell’inquinamento atmosferico può causare un aumento delle allergie. Le particelle sottili presenti nell’aria, come quelle provenienti da gas di scarico dei veicoli o dalle industrie, possono irritare le vie respiratorie e rendere le persone più sensibili ai pollini. In pratica, il danno alla mucosa prodotto dagli inquinanti permetterebbe agli allergeni di raggiungere meglio le cellule preposte alla risposta IgE mediata. Va tenuto anche presente che l’inquinamento può influenzare la concentrazione atmosferica di pollini e muffe, causandone la persistenza nell’ambiente. Non è escluso che l’inquinamento operi addirittura una “selezione” dei pollini, favorendo in qualche modo quelli che risultano più allergizzanti per il nostro organismo. Diversi studi sono in corso sull’argomento.

Cambiamento Climatico


Esiste poi il problema del cambiamento climatico in corso. Sono state rilevate strette connessioni tra alterazione del clima e aumento della prevalenza di allergie. Innanzitutto, il clima può influenzare la stagionalità e la quantità di polline prodotto dalle piante. Aumenti di temperatura e concentrazioni più elevate di anidride carbonica possono prolungare la stagione di fioritura, facendo sì che le piante producano più polline. Inoltre, ondate di calore, siccità o piogge intense possono influenzare la distribuzione e la crescita di piante che producono particolari allergeni, aumentando così l’esposizione a questi pollini. Inverni miti possono poi portare ad una modificazione sensibile dei periodi di fioritura, anticipandoli a volte di molto. E’ stato poi osservato come il cambiamento climatico possa alterare gli habitat delle piante, consentendo ad alcune specie di migrare verso nuove aree. Questo può portare ad una diffusione geografica di piante che, producendo polline, espongono sempre più persone a nuovi allergeni. Anche la distribuzione geografica di insetti può portare ad un incremento di allergie al veleno degli stessi.

Nuovi Alimenti


Per quanto riguarda le allergie alimentari, è possibile che la disponibilità sul mercato di alimenti sempre nuovi, magari “esotici”, esponga a nuove possibili allergie. Tipico è l’esempio dell’allergia all’Anisakis. Questo parassita del pesce può infatti indurre orticaria e reazioni sistemiche anche gravi in coloro che consumano pesce crudo. Se prima questo problema era, di fatto, confinato al Giappone e zone limitrofe, ora il consumo di sushi ha portato ad un preoccupante aumento della prevalenza di questa allergia nel nostro paese.

Quantita’ del Consumo

Anche la modificazione della quantità del consumo di alcuni alimenti potrebbe aver portato all’incremento del dato: si sospetta che il “bombardamento” allergenico non possa passare inosservato al nostro sistema immunitario. Non è escluso che anche alcuni processi di produzione e successivo trattamento (specie se industriale) degli alimenti possano causare, grazie alla presenza di additivi, conservanti, antiparassitari ecc., un modificato approccio del nostro sistema immunitario aggiungendo potenziali allergeni. Diversi studi sono in corso per chiarire la portata del problema.

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