ALLERGIE, INTOLLERANZE… E DINTORNI

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admin

– “Dottore, penso di avere un’intolleranza a qualcosa che mangio”

– “Perché Signora? Cosa si sente?”

– “Ho un po’ di bollicine. Mi capita quando mangio la frutta”

– “Forse avrà un’orticaria da allergia alla frutta!”

– “Ma no Dottore, perchè? Se avessi un’allergia starei peggio! Sono solo bollicine! Quindi sarà un’intolleranza!”

Questo dialogo, simpatico ma surreale, nella mia vita professionale l’avrò “vissuto” centinaia di volte. Purtroppo, allergia e intolleranza sono spesso parole in libertà.

Proviamo a fare chiarezza, a cercare, come avrebbe detto il mio professore di matematica al Liceo, “lampi di luce nella notte boreale”.

Cos’e’ un’allergia?

Cosa è un’allergia? Chi è l’allergico? Semplificando un po’ (tanto), l’allergico è colui che tende a iperprodurre, per un mix di motivi genetici ed ambientali, un particolare tipo di anticorpi, le Immunoglobuline di classe E (IgE); Queste immunoglobuline possono essere dirette contro alcune proteine contenute in alimenti e, perché no, anche contro pollini, muffe, acari della polvere e così via. Le IgE, una volta prodotte, si posizionano sulla membrana di alcune cellule delle mucose, i mastociti. Quest’ultimi contengono una serie di sostanze che, se liberate, sono pro-infiammatorie. Ripassiamo la catena degli eventi: Il malcapitato che ha un’allergia alla pesca, si mangia una bella pesca; la pesca inizia ad essere digerita (come dicevano i nostri nonni, la prima digestione avviene in bocca); le proteine liberate vanno a legarsi alle IgE anti-proteina della pesca già montate come tante micce sui mastociti – bomba; le bombe esplodono e l’infiammazione provoca i sintomi (che possono andare dalla “sindrome orale allergica”, forma tutto sommato di lieve entità, all’orticaria, ai dolori addominali, al vomito, alla diarrea, sino, in casi fortunatamente rari, all’edema della glottide e allo shock anafilattico).

Quindi, nell’allergia abbiamo cause certe e rintracciabili. I quadri clinici sono abbastanza tipici e compaiono, mediamente, 20 – 30 minuti dopo l’assunzione della proteina verso cui sono specifiche le IgE presenti sull’apparato digestivo, bocca compresa, del malcapitato.

Come possiamo diagnosticare un’allergia? Si parte sempre dalla visita medica specialistica per poi procedere, se possibile, con i prick test (le famose prove allergiche cutanee) o, in casi selezionati, con i prick by prick (in cui si usano alimenti freschi e non estratti commerciali). Individuato l’alimento, sorge per l’Allergologo la necessità di approfondire per poter dare al paziente nozione di eventuali reazioni crociate tra alimenti (a volte anche apparentemente dissimili) e di eventuale tolleranza alla cottura e alla digestione dell’alimento accertato come causa di allergia. Il problema non è da poco, specialmente per allergie al latte o alle uova. Dare informazioni ad una mamma se il suo bambino possa tollerare il latte bollito o pastorizzato o l’uovo contenuto in biscotti e ciambelloni è assolutamente rilevante. Si dovrà allora  ricorrere ai test ematici di Allergologia Molecolare, capaci di individuare con estrema precisione l’ipersensibilità ad ogni singola proteina dell’alimento in questione. Di ogni proteina conosciamo ormai il comportamento durante la digestione e la cottura: quindi, individuata la proteina colpevole, sarà possibile dare consigli molto precisi circa la tolleranza all’alimento cotto piuttosto che crudo e predire se i sintomi potranno fermarsi alla sola sindrome orale allergica (come succede per alcune proteine che vengono degradate già in bocca). Tuttavia, in alcuni casi, come ad esempio la persistenza di orticaria, non sarà possibile condurre i prick test cutanei preliminari: come approfondire? Anche in questo caso la moderna Allergologia Molecolare ci viene in aiuto: esistono test con i quali è possibile valutare contemporaneamente, con pochi millilitri di sangue, la presenza di IgE specifiche fino a 300 diverse proteine contenute nei più svariati alimenti. L’Allergologo sarà quindi in grado anche questa volta di individuare la proteina colpevole e di trattare al meglio il paziente.

  • “E le intolleranze, Dottore, allora, cosa sono?”
  • “Sono dei quadri clinici che emergono quando nell’intestino manca un qualcosa che sarebbe necessario per metabolizzare un componente di un alimento. Non sono quindi allergie e meno che meno forme di “allergia meno grave”. 

L’intolleranza assolutamente di maggior rilievo clinico e statistico è quella al lattosio. Il lattosio è uno zucchero complesso presente nel latte e derivati (ma non nel parmigiano) che, per essere utilizzato dal nostro organismo, ha bisogno di essere scisso in parti più piccole da un enzima, la lattasi. Purtroppo, alcune persone possono presentare un deficit più o meno completo di lattasi: il lattosio allora non verrà demolito e rimarrà nell’intestino con conseguente sviluppo di quei sintomi così fastidiosi: gonfiore, digestione lenta, alterazioni di consistenza delle feci, fino alla diarrea. Come fare la diagnosi? Con il Breath test, il cosiddetto test del respiro: semplice, economico. Se positivo, indicherà al medico la necessità di prescrivere al paziente una dieta priva di lattosio e/o un’integrazione di lattasi ai pasti. Esistono anche intolleranze ai solfiti (contenuti nei vini) all’istamina e alla tiramina (presenti in alcuni alimenti), ma non sono di frequente riscontro.

Spesso, da pazienti con disturbi intestinali, mi sento poi chiedere:

  • “Tutto qui per le intolleranze, Dottore?”
  • “Cara Signora, se vogliamo seguire un criterio rigoroso e vogliamo dare il giusto valore alle parole, direi proprio di sì.”
  • “Dottore, io ho anche gonfiore, doloretti alla pancia e diarrea. Se non sono allergica e non sono intollerante al lattosio, non sarò mica celiaca?”

La celiachia, ovviamente, non è un’allergia, non è un’intolleranza. E’ una risposta anomala del sistema immunitario contro il glutine contenuto nel frumento. In pratica, l’organismo comincia a produrre anticorpi della serie A (immunoglobuline IgA) contro, per l’appunto, il glutine. Quando IgA specifiche e glutine si incontrano nell’intestino innescano un’infiammazione che, nei casi più gravi, può causare un danno anche esteso ai villi intestinali (dove si svolgono i meccanismi di assorbimento dei principi nutritivi). La malattia è insidiosa, a volte sfuggente per la pochezza dei sintomi (es. una banale anemia) e non sempre si manifesta con la sintomatologia piena; si diagnostica con alcuni test sul sangue, in verità non sempre dirimenti (dosaggio IgA totali, IgA contro la gliadina, IgA contro la transglutaminasi, IgA contro l’endomisio), e con la gastroscopia estesa sino al duodeno per lo studio dei villi intestinali. Una volta diagnosticata correttamente, sarà possibile trattare la malattia con una dieta priva di glutine. Un messaggio: evitare il fai da te passando direttamente alla dieta! L’autodiagnosi potrebbe essere sbagliata e la dieta inutile.

Per finire questa carrellata, vorrei elencare altre forme, alcune meno frequenti, di disturbi intestinali che il paziente confonde, indovinate un po’, con l’ intolleranza;  sintomatologia spesso simile, cause assai diverse: la sindrome dell’intestino irritabile, la sensibilità al glutine non celiaca, la mucosite da nickel, la FODMAPS dovuta a mono – di – oligosaccaridi fermentabili, la ATIs da alterazioni del sistema di amilasi-triptasi inibizione, la SIBO da modifica della flora batterica intestinale. Forme “minori” di malattia? Non direi affatto. Il colon irritabile, così banalizzato e spessissimo non trattato adeguatamente, può essere a volte causa di peggioramento della qualità della vita. Districarsi in questo ginepraio di sigle e problemi non è però facilissimo. Da qui la necessità che Allergologo e Gastroenterologo collaborino strettamente per definire le cause, inquadrare correttamente i sintomi e fornire una terapia soddisfacente.